L'offerta di ristoranti a Panama City è ampia e generosa: puoi gustare piatti vietnamiti, italiani, antilliani occidentali e indo-cinesi, cinesi, greci o colombiani. Dedica del tempo a conoscere i posti che raccomandiamo, vincitori del concorso gastronomico locale El Buen Tenedor.

Dalla cucina di mia madre ricordo il rabito guacho di maiale, il riso con pollo e il guandú. Dalla cucina di mia zia Dilcia, le torte, la casseruola e il colletto di stufa. Quando andavamo a casa della nonna durante la Settimana Santa, aspettavamo il piatto di riso al cocco e pesce fritto, e ogni giovedì, nel suo appartamento all'edificio Ecuador, c'era lo spaghetto con le polpette.

La vita di ogni essere umano è legata a ricordi legati alla cucina che, quasi senza rendercene conto, stanno formando il palato e la nostalgia. Quegli odori che godiamo da bambini si improntano nella nostra memoria in modo tale che è possibile che, molti anni dopo, una passeggiata lungo un marciapiede e un aroma per strada ci faccia dire: "Sembra la zuppa di mamma".

La cucina, quindi, è storia. Così profondo è il tema culinario che lo storico panamense Alfredo Castillero Calvo scrisse qualche anno fa il libro Cultura Alimentare e Globalizzazione, Panama: XVI-XXI Secoli, in cui esplora la cucina panamense e spiega perché mangiamo pixbae o pizze.


Donde Jose, Ristorante

Prima che gli spagnoli conquistatori arrivassero sull'istmo, i gruppi indigeni mangiavano mais, zucca, otoe, yucca, carne di tapir, zaino e scoiattolo, oltre a frutta come banane e pixbae. Gli spagnoli non solo imposero la monocultura e l'allevamento estensivo di bestiame, ma ci volle molto tempo per rinunciare alla loro dieta europea: olive, vino, arance, ceci e melanzane.

Lo scambio con le colonie britanniche delle Indie Occidentali portò il tamarindo, il caffè e il mango sull'istmo, e quando la Corsa all'oro si installò nell'ovest degli Stati Uniti, i ristoranti italiani e francesi fiorirono a Panama. Poco dopo arrivarono i cinesi e, in seguito, gli antillei neri. 


Makoto, Ristorante

In mezzo a questa esplosione culinaria è emerso il concorso culinario El Buen Tenedor, che cerca di esaltare e riconoscere la ricchezza, i contributi e le innovazioni della cucina locale, attraverso la realizzazione di un concorso in cui i ristoranti e chef nominati vengono sottoposti a palati esperti e preferenze del pubblico.